Torno sulla vicenda della protesta delle studentesse davanti alla scuola perché ritengo necessario precisare il mio pensiero e quello dei molti docenti con cui mi sono confrontata in queste settimane per evitare ogni sorta di fraintendimento. In questo tempo in cui dialogare è difficile e in cui ogni scambio di idee si trasforma subito in scontro, con l’immediata reazione di contrapposte tifoserie, vorrei richiamare il presupposto del nostro e del mio mestiere che è quello di costruire legami di senso e di relazione con gli studenti, con il sapere e con il mondo che abitiamo.
Leggere sui giornali titoli come “La preside contro Anita e Lisa” mi offende e mi rattrista, io non sarò mai “contro” uno studente, io lavoro “per” gli studenti, è un imperativo etico e un dovere. Il mio intervento sul sito e poi il messaggio privato che ho scritto alle ragazze, se letti senza pregiudizi, non avevano certo lo scopo di muovere accuse o esprimere reprimende: erano un invito a riflettere sulle modalità scelte per manifestare in un momento in cui la situazione dei contagi in Piemonte è molto molto preoccupante.
Vedere commenti sui social in cui si accusa la scuola di non riconoscere il diritto di manifestare è ingiusto e pretestuoso, oltre che assolutamente fuorviante. Il lockdown previsto dal DPCM funziona se la gente sta a casa: tutti quelli che non hanno ragioni per uscire devono evitare di farlo. Se così non si fa, lo sforzo immane di tutti gli altri, magari la maggioranza, rischia di essere inutile. Non è vero che all’estero le scuole funzionano, funzionano nella misura in cui è possibile farle funzionare. Così non è in Germania, in Austria, in Grecia. Penso che la situazione della nostra Regione sia decisamente peggiore di quello che immaginiamo, penso che tenere aperte l’infanzia e la primaria e il primo anno delle medie sia in questo momento un grande risultato. Non c'entra in questo caso la libertà di criticare una Legge. Io critico chi non ha fatto ciò che forse si sarebbe potuto fare di più e meglio per non trovarci ora in questa situazione (ad esempio il mancato potenziamento dei trasporti pubblici o i ritardi nella gestione del tracciamento dei positivi), ma non una disposizione presa per fronteggiare una simile emergenza. A ciascuno il suo! A noi l’onere di organizzare l’apprendimento dei ragazzi, ai tecnici del ministero della salute, valutare l’entità dell’emergenza e le misure che servono a fronteggiarla, ai cittadini quello di rispettare con responsabilità le disposizioni previste. Questo è ciò che il messaggio sul sito voleva spiegare. L’esercizio di cittadinanza talvolta passa dal comprendere che in certe circostanze, un diritto può essere compresso da un altro. Anita e Lisa sono due ragazze in gamba e sono contenta che credano nella forza delle loro idee e che siano pronte a lottare per difendere il diritto di andare a scuola. E’ positivo che gli studenti chiedano lezioni in presenza, è importante che sia ribadito da tutti che questa deve essere una priorità e ho firmato la petizione avviata dalla consulta studentesca su questo tema. Ciò che non condivido, e lo ribadisco, è la scelta di manifestare uscendo di casa per seguire le lezioni a distanza, senza che ciò sia legato a un’esigenza specifica (l’assenza di uno spazio di tranquillità a casa, l’impossibilità di connettersi, una specifica difficoltà di apprendimento), o a una problematica che la scuola deve accogliere e risolvere, offrendo come previsto lezioni in presenza. In ogni sede possibile ho sempre richiamato il valore della scuola in presenza e la ritengo assolutamente insostituibile. Tutti a scuola contiamo i giorni che ci separano dal 3 dicembre, sperando di potere riportare tutti gli studenti in aula dopo quella data. Nei mesi estivi organizzare la ripartenza delle lezioni in sicurezza è stata la mia più grande preoccupazione e insieme a tutto il personale ho lavorato molto per poterlo permettere. La scuola ha raccolto finanziamenti e presentato progetti per poter arricchire le lezioni con laboratori esterni, visite ai musei e ai luoghi della cultura, per prevedere interventi di esperti, anche per recuperare i mesi perduti lo scorso anno. Ora però l’emergenza sanitaria richiede prudenza. Occorre coraggio anche per rispettare una disposizione grave come quella di chiudere le scuole, cercando di avere fiducia nell’autorità sanitaria che ha chiesto al governo di assumere quella decisione. Ho promesso che avremmo dedicato una puntata sulla nostra nuova WEB TV proprio al tema del rapporto fra diritti fondamentali, come quello alla salute e quello all’istruzione e alla libera circolazione. Lo faremo la prossima settimana invitando alcune classi della scuola a discuterne con il professor Zagrebelsky. Spero che serva a riaprire il dialogo e chiarire meglio le posizioni almeno all’interno della nostra comunità scolastica.
Torino, 22/11/2020 Il Dirigente Scolastico Lorenza Patriarca
da Maria Rosa Rechichi
del domenica, 22 novembre 2020