Come noto a partire dalla data odierna (in alcuni classi della sede centrale il divieto scatterà a partire dall’11 novembre), come notificato alle famiglie degli alunni interessati, non sarà più possibile consumare il pasto domestico nei locali scolastici.
La scrivente, infatti, sentito il Collegio Docenti e il Consiglio di Istituto, ha valutato che non ci fossero le condizioni per l’accoglimento delle richieste di consumo del pasto domestico a scuola in quanto, come argomentato nelle diverse sedi, e come sintetizzato nel provvedimento di diniego:
- la refezione scolastica, come ricorda la sentenza della Cassazione, è momento di socializzazione e condivisione in condizioni di uguaglianza nell’ambito di un progetto formativo comune e ciò, come previsto dagli Ordinamenti, non è conciliabile con il consumo separato di cibi diversi durante il tempo mensa;
- gli assetti organizzativi necessari all’accoglimento delle richieste avrebbero comportato oneri aggiuntivi per l’amministrazione per il rilascio della SCIA del refettorio di via dei Mille e per l’impiego di risorse professionali per la vigilanza e la pulizia dei spazi dedicati all’autorefezione;
- la scuola non sarebbe in grado di “controllare le fonti generatrici di responsabilità” a cui sarebbe esposta per i danni subiti dagli alunni e in ogni caso ciò comporterebbe un’immotivata responsabilità rafforzata a carico degli insegnanti.
da Maria Rosa Rechichi
del lunedì, 04 novembre 2019